Nelle lunghissime notti
guardo in sogno
azzurro e chiarore d'alba,
muto guardo e più non respiro
e sento la morte al fianco.
Dolcezza m'invade
come estasi d'antico fedele,
più non ricordo le membra
che abbandonate pesano
e il cuore quasi non sgorga sangue.
Poi ho sottile dolore
e m'incammino al sonno
mentre le labbra conservano
dolci un sorriso
per il ricordo di non so quale
rugiadosa meraviglia.
(La trascrizione è tratta dal volume "Asso di Picche *Veleno e amore Secondo", Arnoldo Mondadori Editore, 1974)