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1944, L'Asso di Picche 1944-1947
È venuto ciò che si aspettava
il rosso odio che chiama [...]All’amico Umberto Micheletti, L'Asso di Picche 1935-1940
Non ti dovevi far vincere dalla nera disperazione,
o amico, non ti dovevi far vincere [...]Amicizia, L'Asso di Picche 1935-1940
Il banchetto è una tovaglia bianca
piatti e vino, amici tra loro parlano, [...]Basta un bicchiere, L'Asso di Picche 1940-1943
Basta un bicchiere di Barolo
perché via la sabbia se ne vada [...]Bombardamento di Livorno, L'Asso di Picche 1944-1947
Morire con la camicia slacciata,
da eroe plebeo, [...]Cartolina a Giuseppe Marchiori, L'Asso di Picche 1940-1943
O caro amico, ritornare a Tripoli!
con l'araba dalla pelle d'inferno, [...]Davanti a Tobruk, L'Asso di Picche 1940-1943
Un puro parlare nel deserto
una tenda che sta ferma al sole [...]Della mia natura, L'Asso di Picche 1930-1935
Quale natura è la mia
che mille passioni la agitano [...]Dovevi essere, L'Asso di Picche 1935-1940
Giovinezza, dovevi essere
pianta al sole, [...]È passato il Natale, Il poeta Tobino
Non vorrei fare altri commenti. Vi dico la poesia che è intitolata “È passato il Natale”.
[...]Eppure il così gentile, L'Asso di Picche 1940-1943
Esiste questa vita
nel lampo del sole. [...]Gli eroi di Tobino
Ho sempre amato, L'Asso di Picche 1944-1947
Che, i secoli passati?
io sono in uno [...]I sogni, L'Asso di Picche 1935-1940
I sogni i sogni mi bruciano la giovinezza
mi corrono per tutto il sangue, mai sazi [...]Il giglio di quell’amore
Scrive Mario Tobino:
Fu un amore, amici, [...]Il Resto del Tobino
Il Selvaggio
Ecco che feci due quartieri, girai in Via Garibaldi, vidi Bociolino, c’era un’altra copia de Il Selvaggio, un nuovo numero, e lo comprai. Non m’aspettavo niente, aprii il giornale…c’erano pubblicate le tre poesie. Cosa mi successe, rimasi sbalordito, come qualcuno con uno stampino di nero, imbrattato d’inchiostro, m’avesse picchiato nelle tempie e nella fronte. Rimasi incantato, le guardai così. Ecco che era il 15 d’agosto, e delle volte d’estate viene, a metà agosto, delle sciacquate d’acqua, e infatti venne. Mi misi sotto il terrazzo dell’Albergo Regina, aspettai, e non vedevo l’ora di ritornare all’edicola, dal giornalaio, perché avevo visto che c’era un’altra copia de Il Selvaggio. E allora, poi smise subito l’acqua, andai lì e lo presi e ritornai a casa e nascosi le copie de Il Selvaggio. E poi zitto zitto scrissi La Gelosia del marinaio, il racconto, e la mandai a Maccari, e questa volta mi rispose però, e mi disse «vai ragazzo, a trovare Ardengo Soffici a Forte dei Marmi». Mi vestii meglio che potetti andai a trovare Soffici e fu un’esperienza bellissima. Sempre m’è rimasta la gratitudine per questo grande pittore, scrittore, uomo. Bussai, insomma trovai la sua casetta al Forte, e mi accolse come se fossimo amici, lui che era già stato amico di Picasso ecc ecc. E così ad un certo punto pubblicai La Gelosia del marinaio, da Tumminelli, poi scrissi L’angelo del Liponard ecc ecc. ‘Un vorrei farla troppo lunga eh.
[...]La Poesia di Tobino
La rivelazione della letteratura
I: La rivelazione della letteratura è avvenuta in te…
T: Cominciai in segreto a scrivere poesie, in segreto perché a quel tempo, chi scriveva le poesie, dicevano: «Ma che sei…un barbagianni?» Ecco che un giorno passando da via Garibaldi, a Viareggio, c’è un edicola che si chiamava Bociolino, era famoso, popolare, e c’era in quelle agendine che mettono, dove mettono i giornali speciali, e c’era ad un certo punto, leggo: Il Selvaggio, boh, e lo compro. Anche perché ci avevo i soldi, perché mio padre mi metteva a fare il garzone in farmacia, tanto mi diceva: «beh, se hai bisogno di soldi sai come si guadagnano», e io arraffavo qualcosa. Beh ecco che comprai Il Selvaggio e fu una…bello! Perché vado a casa, apro Il Selvaggio; intanto mi accorsi che non si diceva il duce magnifico, ma dicevano Benito Mussolini, e poi scritto in un italiano…; ma per la prima volta vidi i quadri di Carrà, di de Pisis, di Soffici, di Morandi. Rimasi incantato, proprio scritto chiaro. E allora ci avevo queste segrete poesie, le mandai a Mino Maccari, Via di […]. Era il direttore. Bah, nessuna risposta. Eh vabbè…stetti zitto. Ecco che dopo succede che la farmacia ci ha il turno, di nuovo la domenica. Allora esco; ero un po’ solitario a quel tempo, ma sai come sono gli adolescenti, insomma quasi giovani. [...]La vita che invano aspettammo, L'Asso di Picche 1944-1947
La vita che invano aspettammo
prende ora la sua corsa [...]