All’amico Umberto Micheletti, L'Asso di Picche 1935-1940
Non ti dovevi far vincere dalla nera disperazione,
o amico, non ti dovevi far vincere [...]Amicizia, L'Asso di Picche 1935-1940
Il banchetto è una tovaglia bianca
piatti e vino, amici tra loro parlano, [...]Dovevi essere, L'Asso di Picche 1935-1940
Giovinezza, dovevi essere
pianta al sole, [...]Eppure il così gentile, L'Asso di Picche 1940-1943
Esiste questa vita
nel lampo del sole. [...]Ho sempre amato, L'Asso di Picche 1944-1947
Che, i secoli passati?
io sono in uno [...]I sogni, L'Asso di Picche 1935-1940
I sogni i sogni mi bruciano la giovinezza
mi corrono per tutto il sangue, mai sazi [...]Il "battesimo" di Tobruk
E allora episodi di una bellezza tragica. Quella volta che, un soldato giovane, fresco, lo misi sul lettino, arrivò in barella, c’era il lettino chirurgico, e mi disse: «Ah, non vedrò più il mi’ babbo». E morì, dio santo!
Poi ci fu quell’altro, quell’episodio, e tantissimi. Ma dico quello che in questo momento mi viene in mente, che era banchiere della Cassa di Risparmio di Ravenna. E ecco che, era sdraiato, era tutto sfracellato nelle gambe. E mi disse, guardandomi con un bel sorriso sereno, c’era lì vicino l’aiutante di Sanità Ghezzi e altri due, mi disse: «Senti – eravamo ufficiali insieme ci si dava del tu – sono per morire?» Cosa mi succede. Era vicina l’alba, un silenzio. Mi interrogai, era dissanguato, avevo già sentito il polso, non c’era più e gli dissi: «Sì». E lui, bravo, mi disse: «Senti, senta noi delle volte non si fa il battesimo, avevo pensato che se mi capitava qualcosa volevo essere battezzato». «Ghezzi, vai a chiamare il tenente cappellano», che stava [...] assedio di Tobruk, lì vicino a centoventi metri, e sopra c’erano gli aerei nemici che mitragliavano. E il tenente cappellano non venne, ebbe paura. Allora dissi: «Ghezzi, la borraccia». Un silenzio. Ci avevano insegnato alla Scuola Ufficiali, di fare al caso anche il battesimo. E io dissi: In nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, sei battezzato. Mi fece un sorriso, e poi se ne andò. Ecco che dissi al Ghezzi: Ghezzi, la pistola – applausi – Ghezzi, la pistola . Perché volevo andare ad ammazzare il cappellano […] , è la verità. [...]Il Paese dei marinai
La vita che invano aspettammo, L'Asso di Picche 1944-1947
La vita che invano aspettammo
prende ora la sua corsa [...]Nelle lunghissime notti, L'Asso di Picche 1930-1935
Nelle lunghissime notti
guardo in sogno [...]Preghiera, L'Asso di Picche 1930-1935
Io non vorrei, o Signore,
fermarmi implorante a guardare il cielo [...]Sono nella mia storia, L'Asso di Picche 1944-1947
Quanta vita dietro di me e sospesa
come una lumaca la casa: [...]Tobino il «poeta in prosa»
Tobino, psichiatra e scrittore dei matti
Tra il porto e la collina
Il porto, il mare, la spiaggia sono una parte di quel mondo in cui l’opera di Tobino si dipana. L’altra parte, quella più umana intrisa di dolore, è sulle colline di Lucca, dove per tanti anni, quasi una vita, il professore ha lottato in difesa dei malati di mente.
T: Perché la psichiatria ha bisogno di benessere, di soldi, di assistenza, di vigilanza e non credere alle favole...la società che fa diventare matti...si...insomma è ridicolo! [...]Tra queste tende, L'Asso di Picche 1940-1943
Ormai tra queste tende
camminammo malsicuri passi [...]Una nostalgia, L'Asso di Picche 1940-1943
Una nostalgia mi è presa
di rivedere mia madre [...]